la disforia di genere
Generalmente, ci si aspetta che coloro che vengono assegnati alla nascita al sesso maschile si identifichino come uomini, mentre coloro che vengono assegnati alla nascita al sesso femminile come donne. Ciò è cui la stragrande maggioranza della popolazione sembrerebbe aspettarsi ma non è ciò che l’esperienza reale ci insegna. Sostanzialmente, si tratta di un pregiudizio, qualcosa di disancorato dalla realtà.
Una persona che vive una cosiddetta “Varianza di Genere”, infatti, non si riconosce in quest’assegnazione binaria che avviene alla nascita. La sua identità di genere, cioè, non viene percepita come corrispondente al sesso assegnato alla nascita.
Se il sesso assegnato alla nascita indica la differenza tra le persone basata sul corredo cromosomico e sulla conformazione genitale, l’identità di genere designa invece il sentimento profondo ed intimo di appartenere al genere maschile, femminile, o a qualche combinazione tra essi. L’identità di genere, cioè, consente alle persone di dirsi “io sono un uomo”, “io sono una donna”, “io sono genderqueer”, indipendentemente dal sesso assegnato alla nascita. Il termine Transgender, dunque, si riferisce a quelle identità o espressioni di genere che differiscono dalle aspettative sociali tipicamente basate sul loro sesso assegnato alla nascita. Le persone transgender possono avere un’identità di genere binaria (identificandosi, cioè, come donne se assegnate alla nascita al sesso maschile o come uomini se assegnate alla nascita al sesso femminile) o non binaria (rifiutando, dunque, il binarismo di genere e identificandosi con qualche combinazione del tutto soggettiva dei generi).
Non tutte le persone che vivono una varianza di genere sperimentano disagio psicologico o fisico. La maggior parte di esse, infatti, è in grado di trovare un equilibrio tra la percezione di sé e la soggettiva modalità relazionale e sociale.
Laddove, al contrario, è presente un certo grado di disagio psicologico o fisico, anche detto Disforia di Genere, è probabile che la persona avverta a un certo punto della sua vita l’esigenza di adeguare la realtà esterna (anatomica e anagrafica) al suo vissuto interno. Questo è possibile grazie ad una serie di interventi, tra cui l’assunzione di ormoni femminilizzanti o mascolinizzanti, gli interventi chirurgici o la modificazione dei documenti anagrafici.
Non esistono al momento dati che indichino una prevalenza delle persone con varianza di genere. Ciononostante, esistono dei dati sulla prevalenza della Disforia di Genere basati sul numero delle persone che si rivolgono ai centri specializzati. Nello specifico, gli Standard of Care della World Professional Association for Transgender Health riportano una prevalenza di 1 su 11,900-45,000 per persone assegnate alla nascita al genere maschile e di 1 su 30,400-200,000 per persone assegnate alla nascita al genere femminile.
Il processo di acquisizione dell’identità di genere di ogni individuo si sviluppa nell’ambito delle relazioni affettivamente significative e dell’ambiente socio-educativo, in base a caratteristiche biologiche predisponenti. La maggior parte degli studi clinici e psico-sociali in questo campo di ricerca concordano sulla natura multifattoriale di questo processo, ponendo l’accendo sull’azione combinata di fattori biologici, psicologici, sociali e culturali.